Umanesimo manageriale
Cos'è
In una congiuntura in cui l’Italia è tra i paesi europei in cui più dilaga la corruzione, in cui la percezione del funzionario pubblico è legata al concetto del fannullone e in cui i crimini commessi dai colletti bianchi, quand’anche scoperti, rimangono spesso impuniti per prescrizione, serve ripartire dalle basi fondamentali della cultura umanistica e dalla centralità della persona.
Si tratta di un percorso intellettuale in cui deve emergere la necessità della formazione e dell’aggiornamento professionale come processo continuo e incessante volto al miglioramento di sé, anche a vantaggio dell’organizzazione per cui si lavora.
L’Umanesimo manageriale è un progetto pensato per il Management dell’Università degli Studi dell’Insubria (Dirigenti, Capi Servizio, Capi Ufficio, Manager didattici per la qualità – MDQ, Segretari amministrativi di Dipartimento – SAD e, in generale, per il personale con incarico specifico organizzativo).
Il progetto è estensibile ed esportabile in qualsiasi realtà organizzativa, pubblica o privata.
La persona al centro
L’Umanesimo manageriale è stile che nasce dal recupero del profilo alto della persona e dell’importanza di un tessuto relazionale positivo tra colleghi, indipendentemente dagli incarichi e dalle gerarchie funzionali. Esso mira, in concreto, a far conoscere reciprocamente i colleghi, a partire dalle persone e non dai ruoli. Ciascuno di noi, infatti, non ha come esclusivo riferimento personalistico la vita lavorativa: coltiva interessi, vive un ambiente familiare, gode di amicizie, si rapporta con il resto del mondo al di fuori dell’ufficio. Con l’Umanesimo manageriale si realizza il pensiero laterale, la consapevolezza della diversità di interessi, conoscenze, logiche di azioni; in una parola, si creano le possibilità di integrare e integrarsi nel lavoro attraverso le diversità dell’extra lavoro.
Ognuno di noi, dunque, rappresenta un universo a sé, possiede una ricchezza interiore che va compresa, condivisa, messa a frutto e a fattor comune. C’è chi canta (un soprano, un baritono), chi è esperto in cucina (per dolci, per antipasti), chi suona uno strumento (un sax, una chitarra), chi svolge attività di volontariato (donatore di sangue, assistenza ad anziani), chi scrive racconti fantastici o si appassiona a spiegare poesie. Ma talenti, capacità e interessi raramente emergono nelle dinamiche degli ambienti di lavoro, dove si staglia grigiamente il ruolo. Paradossalmente il luogo di lavoro può persino trasformare il mite dott. Jekill in Mr. Hyde o viceversa!
Raccontare di sé – andare fuori da sé e narrare se stessi ai propri colleghi – ha un impatto emotivo formidabile. Da quel momento un lavoratore non è più “soltanto” un impiegato di categoria C o D con o senza posizione organizzativa, ma una persona. Le relazioni intellettuali, le relazioni interpersonali sono quelle più stimolanti per i rapporti umani. Il tutto basato sull’applicazione e la diffusione della cultura, anzi delle culture, nel senso più ampio e nobile del termine.
La giustizia riparativa per la risoluzione dei conflitti
La Giustizia riparativa nasce come modalità alternativa della gestione dei conflitti originati da un reato o espressi attraverso un reato.
Ciò significa cercare comunitariamente risposte ai conflitti che non costituiscano un raddoppio del male, che non comportino esclusione, lasciando inespressi sentimenti ed emozioni e inalterato il livello di conflittualità. Giustizia riparativa vuol dire attenzione all’altro, al suo essere persona, focalizzazione su ciò che unisce a partire da ciò che ha diviso, riconoscimento di interessi comuni, di possibilità di soddisfacimento dei bisogni di ascolto, di riconoscimento e di riparazione, sia essa simbolica o materiale.
La flessibilità degli strumenti operativi della giustizia riparativa (la mediazione, la riparazione, le scuse formali, i gruppi di ascolto, i restorative circles) ha fatto sì che il ricorso alla giustizia riparativa abbia oltrepassato i confini del diritto penale. La giustizia riparativa è diventata un paradigma generale, uno stile gestionale, una modalità di intervento reattiva (o di conflict resolution) e proattiva (o di problem solving) utilizzabile ad ampio spettro.
Il team di progetto
L’Umanesimo manageriale ha un team di persone che lo hanno progettato, lo hanno condiviso e lo seguiranno per tutto il 2015, affiancandosi al Centro studi sulla Giustizia riparativa e la Mediazione (CeSGReM) dell’Università degli Studi dell’Insubria:
Alfredo Biffi, Professore associato di teoria dell’organizzazione
Giovanni Angelo Lodigiani, Docente di Giustizia riparativa e mediazione penale
Grazia Mannozzi, Professore ordinario di diritto penale - Coordinatrice
Gianni Penzo Doria, Direttore Generale - Coordinatore
Simone Vender, Professore ordinario di psichiatria
Il programma 2015
- 26 gennaio 2015, Gianni Penzo Doria (Direttore Generale), La poetica di Eugenio Montale
- 2 marzo 2015, Mariateresa Balsemin (Manager didattico per la qualità del Dipartimento di scienze teoriche e applicate), Parentesi barocca: musiche per soprano solo e organo
- aprile 2015, Catia Imperatori (Ufficio Sistemi informativi direzionali) e Roberta Meroni (Segreteria del Rettore e del Pro Rettore vicario), I segreti della cucina: dessert su misura per le occasioni importanti
- maggio 2015, Luca Gallo (Capo Ufficio Relazioni internazionali), Le lame giapponesi, con piccola mostra
- giugno 2015, Isabella Bechini (Capo Ufficio Segreterie Studenti), La donna nel Medioevo
- luglio 2015, Giovanni Barbieri (Capo Ufficio Contabilità), Foto d’autore: viaggi e sport