La lezione ineludibile della Giornata della Memoria: antisemitismo, negazionismo e odio in rete

Il 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria, istituita dalle Nazioni Unite nel 2005 per commemorare le vittime dell’Olocausto, nel giorno in cui, il 27 gennaio del 1945, l'Armata Rossa entrò nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau e liberò i prigionieri. Anche l’Università dell’Insubria ricorda, con alcune riflessioni a distanza.
Inoltre, la professoressa Paola Biavaschi partecipa all’evento organizzato da Provincia, Prefettura e Comune di Varese, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, Ministero dell'Istruzione - Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia e dal nostro ateneo, giovedì 27 gennaio nella sala convegni di Villa Recalcati, a Varese.
Giovedì 27 gennaio sala convegni di Villa Recalcati:
- ore 15 Saluti del Prefetto di Varese Dario Caputo, del Presidente della Provincia Emanuele Antonelli, del Dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale Giuseppe Carcano e del sindaco di Varese Davide Galimberti.
- ore 15.15 Intervento Paola Biavaschi dell’Università degli Studi dell'Insubria, dal titolo «La lezione ineludibile della Giornata della Memoria: antisemitismo, negazionismo e odio in rete».
- ore 15.40 Intervento di Ester De Tomasi, Presidente dell'Anpi Provinciale, sul tema de «La giustizia negata».
- ore 16 «In assemblea d'Istituto: riflessioni sulla Shoah», gli studenti del Liceo Cairoli di Varese con il dirigente Salvatore Consolo e Monica Iori. «La voce degli studenti» - dibattito.
- ore 16.45 Cerimonia di consegna delle medaglie d'onore, concesse ai cittadini italiani, militari e civili, deportati e internati nei lager nazisti destinati al lavoro coatto per l'economia di guerra e ai familiari dei deceduti.
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«La lezione ineludibile della Giornata della Memoria: antisemitismo, negazionismo e odio in rete» è il titolo della relazione di Paola Biavaschi, della quale riportiamo di seguito i passaggi principali.
«Temo di vivere abbastanza per vedere cose che pensavo la Storia avesse definitivamente bocciato, invece erano solo sopite», dichiara Liliana Segre, e un brivido ci percorre da capo a piedi. Odi antichi, mezzi moderni: ciò che si credeva morto, era invece solamente in letargo. D’altra parte nulla come la Rete riesce ad amplificare le paure, le angosce, le avversioni: in assenza di un dibattito e di un contraddittorio autentici, nel web, ove è più semplice che nella realtà disumanizzare e spersonalizzare, pullulano le teorie complottiste e l’odio nei confronti del diverso. Persino la pandemia è stata un ulteriore fattore scatenante dell’antisemitismo: in questi due anni, crisi economica, ansie, sofferenze hanno creato l’humus caratteristico per l’inasprirsi dei contrasti sociali e delle discriminazioni.
E così si moltiplicano narrazioni e teorie cospiratorie che si credevano appartenere solo al passato. Antisemitismo e complottismo pandemico vanno inaspettatamente a braccetto, costituiscono un nuovo e produttivo filone persecutorio cui la Rete può garantire una vastità globale, perché essa ti segue sempre e ovunque. Come in ogni epoca, l’imprescindibile cavallo di battaglia dell’odio antisemita e di ogni forma discriminatoria è in primo luogo la povertà culturale, che può essere nutrita da contenuti semplici, capaci di suscitare emozioni negative. Il Giorno della Memoria non serve solo a narrare un passato di orrori, quindi: è un monito che permette anche di accendere un faro sui pericoli dell’oggi.
«Se si ammettono le parole dell’odio nel contesto pubblico, se si accoglie lo hate speech nella ritualità del quotidiano, si legittimano rapporti imbarbariti. Io l’odio l’ho visto. L’ho sofferto. E so dove può portare. Per questo vado a parlare con gli studenti. Gli racconto un passato figlio dell’odio e del rancore disumano e loro mi ascoltano con un’attenzione di cui non smetto di essergli grata», afferma ancora la Segre, per la quale l’unico antidoto a tale malattia endemica è ricordare: «Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare».
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Gli eventi a distanza proposti dall’Università dell’Insubria:
- Lunedì 24 gennaio ore 11-13: webinar a cura del Centro Internazionale Insubrico
- Martedì 25 gennaio alle ore 14: webinar “Recupero e ruolo della memoria: formazione, distorsione e negazione”
- Giovedì 27 gennaio ore 17-19: convegno del Dottorato in Diritto e scienze umane (Law and Humanities)