Rapporto AlmaLaurea 2021: l’Insubria conferma la sua forza sul mercato del lavoro, percentuali di occupazione e retribuzioni più alte della media
I dati sull’occupazione dell’Università dell’Insubria restano superiori alla media nazionale anche nel lungo periodo dell’emergenza sanitaria: a un anno dal conseguimento del titolo, il 75,1% dei laureati triennali non iscritti a un corso di secondo livello ha un lavoro, con un distacco significativo rispetto alla media nazionale del 69,2%. Segno più anche per i dottori magistrali, per i quali il tasso di occupazione è del 77,5% a un anno dalla laurea e del 93,75% a cinque anni (92,2% nel 2020) mentre la media nazionale attuale è rispettivamente del 68,1% e dell’87,7%.
Sono positivi i numeri dell’ateneo di Varese e Como nel XXIII Rapporto AlmaLaurea, presentato questa mattina a Bergamo dalla direttrice del consorzio Marina Timoteo, con un saluto di Maria Cristina Messa, ministra dell’Università e della ricerca, con interventi dei presidenti della Conferenza dei rettori italiani Ferruccio Resta e dei rettori lombardi Remo Morzenti Pellegrini.
Il consorzio AlmaLaurea riunisce 76 università italiane e ha stilato due indagini: un profilo dettagliato dei 291mila laureati 2020, di cui 2046 dell’Insubria, e un’analisi della condizione occupazionale di 655mila laureati nel 2019, 2017 e 2015, contattati a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo.
«I numeri parlano e raccontano la qualità della didattica del nostro ateneo – commenta il rettore Angelo Tagliabue –. Nonostante la pandemia, i nostri laureati sono stati premiati sul mercato del lavoro, trovando occupazione più velocemente rispetto alla media nazionale. Questo è merito senz’altro dei loro giovani talenti, ma anche del supporto che hanno avuto dall’ateneo, che non ha mai interrotto, seppure a distanza, il dialogo che caratterizza il nostro modo di intendere l’insegnamento. E siamo certi che il futuro non potrà che essere migliore, perché finalmente vediamo la luce in fondo al tunnel dell’emergenza sanitaria, che ci lascia in eredità nuove competenze e un nuovo concetto di lavoro, per esempio, anche per i nostri futuri laureati.
Anche le retribuzioni si distinguono nel panorama italiano: 1352 euro mensili invece di 1270 euro per i laureati triennali, per i magistrali 1770 invece di 1364 a un anno dal titolo e 1775 su 1556 a cinque anni.
Altri dettagli interessanti per l’Insubria: il 58,4% dei laureati è in possesso di un diploma di tipo liceale e il 34,8% un diploma tecnico, il 91,2% dei laureati è soddisfatto del rapporto con il corpo docente e il 91,9% è in generale soddisfatto del proprio percorso universitario. Inoltre l’Insubria è al terzo posto in Italia per la rapidità con cui i laureati magistrali trovano lavoro, in meno di tre mesi dalla proclamazione, con un voto medio di uscita 108,9.
IL PROFILO DEI LAUREATI DELL’UNIVERSITÀ DELL’INSUBRIA
I laureati nel 2020 dell’Università dell’Insubria coinvolti nel XXIII Rapporto sul Profilo dei laureati sono 2.046: 1.520 di primo livello, 272 magistrali biennali e 250 a ciclo unico; i restanti sono laureati in altri corsi pre-riforma. L’analisi del Rapporto AlmaLaurea riguarda le performance formative dei laureati di primo livello e dei laureati magistrali biennali, mentre le tabelle di sintesi contengono anche i dati sui laureati magistrali a ciclo unico.
- Cittadinanza, provenienza e background formativo
La quota di laureati di cittadinanza estera è complessivamente pari al 4,3%: il 4,1% tra i triennali e il 5,9% tra i magistrali biennali.
Il 5,4% dei laureati proviene da fuori regione; in particolare è il 4,6% tra i triennali e l’8,8% tra i magistrali biennali.
È in possesso di un diploma di tipo liceale (classico, scientifico, linguistico, eccetera) il 58,4% dei laureati: è il 54,5% per il primo livello e il 59,2% per i magistrali biennali. Possiede un diploma tecnico il 34,8% dei laureati: è il 38,2% per il primo livello e il 33,8% per i magistrali biennali. Residuale la quota dei laureati con diploma professionale.
- Età, regolarità e voto di laurea: la riuscita negli studi universitari
L’età media alla laurea è 25,1 anni per il complesso dei laureati, nello specifico di 24,4 anni per i laureati di primo livello e di 26,9 anni per i magistrali biennali. Un dato su cui incide il ritardo nell’iscrizione al percorso universitario: non tutti i diplomati, infatti, si immatricolano subito dopo aver ottenuto il titolo di scuola secondaria superiore.
Il 64,5% dei laureati termina l’università in corso: in particolare è il 64,4% tra i triennali e il 77,6% tra i magistrali biennali.
Il voto medio di laurea è 101,0 su 110: 98,9 per i laureati di primo livello e 108,7 per i magistrali biennali.
- Tirocini curriculari, esperienze all’estero e lavoro durante gli studi
Il 53,9% dei laureati ha svolto tirocini riconosciuti dal proprio corso di studi: è il 52,5% tra i laureati di primo livello e il 55,0% tra i magistrali biennali (valore, quest’ultimo, che cresce al 72,1% considerando anche coloro che l’hanno svolto solo nel triennio).
Ha compiuto un’esperienza di studio all’estero riconosciuta dal corso di laurea (Erasmus in primo luogo) il 10,4% dei laureati: l’8,1% per i triennali e il 19,5% per magistrali biennali (quota, quest’ultima, che sale al 24,7% considerando anche coloro che le hanno compiute solo nel triennio).
Il 70,5% dei laureati ha svolto un’attività lavorativa durante gli studi universitari: è il 73,1% tra i laureati di primo livello e il 70,5% tra i magistrali biennali.
- La soddisfazione per l’esperienza universitaria
Per analizzare la soddisfazione per l’esperienza universitaria appena conclusa si è scelto di prendere in considerazione l’opinione espressa dal complesso dei laureati in merito ad alcuni aspetti.
Il 91,2% dei laureati è soddisfatto del rapporto con il corpo docente e l’89,2% ritiene il carico di studio adeguato alla durata del corso. In merito alle infrastrutture messe a disposizione dall’ateneo, l’80,4% dei laureati che le ha utilizzate considera le aule adeguate. Più in generale, il 91,9% dei laureati si dichiara soddisfatto dell’esperienza universitaria nel suo complesso.
E quanti si iscriverebbero di nuovo all’Università? Il 70,2% dei laureati sceglierebbe nuovamente lo stesso corso e lo stesso ateneo, mentre il 5,0% si riscriverebbe allo stesso ateneo, ma cambiando corso.
LA CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI LAUREATI DELL’UNIVERSITÀ DELL’INSUBRIA
L’Indagine sulla Condizione occupazionale ha riguardato complessivamente 2.725 laureati dell’Università dell’Insubria. I dati si concentrano sull’analisi delle performance dei laureati di primo e di secondo livello usciti nel 2019 e intervistati a un anno dal titolo e su quelle dei laureati di secondo livello usciti nel 2015 e intervistati dopo cinque anni.
- Lavoro, i laureati triennali a un anno dalla laurea
L’indagine ha coinvolto 1.357 laureati triennali del 2019 contattati dopo un anno dal titolo (nel 2020).
Il 46,8% dei laureati di primo livello, dopo il conseguimento del titolo, decide di proseguire il percorso formativo con un corso di secondo livello (marginale la quota di chi si iscrive ad un corso triennale).
Dopo un anno, il 46,2% risulta ancora iscritto all’università. Per un’analisi più puntuale, pertanto, vengono di seguito fotografate le performance occupazionali dei laureati di primo livello che, dopo l’ottenimento del titolo, hanno scelto di non proseguire gli studi universitari e di immettersi direttamente nel mercato del lavoro.
Isolando quindi i laureati triennali dell’Università dell’Insubria che, dopo il titolo, non si sono mai iscritti a un corso di laurea (52,1%), è possibile indagare le loro performance occupazionali a un anno dal titolo.
A un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione (si considerano occupati tutti coloro che sono impegnati in un’attività retribuita, di lavoro o di formazione) è del 75,1%, mentre quello di disoccupazione (calcolato sulle forze di lavoro, cioè su coloro che sono già inseriti o intenzionati a inserirsi nel mercato del lavoro) è pari al 13,3%.
Tra gli occupati, il 21,0% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 15,6% ha invece cambiato lavoro; il 63,4% ha iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo.
Il 32,6% degli occupati può contare su un lavoro alle dipendenze a tempo indeterminato, mentre il 41,2% su un lavoro non standard (in particolare su un contratto alle dipendenze a tempo determinato). L’8,6% svolge un’attività autonoma (come libero professionista, lavoratore in proprio, imprenditore, ecc.).
Il lavoro part-time coinvolge il 16,1% degli occupati. La retribuzione è in media di 1.352 euro mensili netti.
Ma quanti fanno quello per cui hanno studiato? Si è presa in esame l’efficacia del titolo, che combina la richiesta della laurea per l’esercizio del lavoro svolto e l’utilizzo, nel lavoro, delle competenze apprese all’università. Il 61,8% degli occupati considera il titolo molto efficace o efficace per il lavoro svolto. Più nel dettaglio, il 55,3% dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite all’università.
- Lavoro, i laureati di secondo livello a uno e cinque anni dalla laurea
I laureati di secondo livello del 2019 contattati dopo un anno dal titolo sono 492 (di cui 224 magistrali biennali e 268 magistrali a ciclo unico), quelli del 2015 contattati a cinque anni sono 407 (di cui 211 magistrali biennali e 196 magistrali a ciclo unico).
A un anno
Tra i laureati di secondo livello del 2019 intervistati a un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione (si considerano occupati quanti sono impegnati in un’attività retribuita, di lavoro o di formazione) è pari al 77,5% (84,3% tra i magistrali biennali e 73,4% tra i magistrali a ciclo unico). Il tasso di disoccupazione, calcolato sulle forze di lavoro, è pari al 9,2% (11,0% tra i magistrali biennali e 7,8% tra i magistrali a ciclo unico).
Il 13,4% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 17,9% ha invece cambiato lavoro; il 68,7% ha iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo. Tra i laureati magistrali biennali tali percentuali sono, rispettivamente, pari a 19,4%, 19,4% e 61,1%; tra i magistrali a ciclo unico sono pari a 9,3%, 16,8% e 73,8%.
Il 20,7% degli occupati può contare su un contratto alle dipendenze a tempo indeterminato mentre il 21,8% su un lavoro non standard (in particolare su un contratto alle dipendenze a tempo determinato). Il 35,2% svolge un’attività autonoma (come libero professionista, lavoratore in proprio, imprenditore, ecc.). Tra i magistrali biennali tali percentuali sono, rispettivamente, pari a 36,1%, 31,9% e 2,8%; tra i magistrali a ciclo unico sono pari a 10,3%, 15,0% e 57,0%.
Il lavoro part-time coinvolge il 31,8% degli occupati (12,5% tra i magistrali biennali e 44,9% tra i magistrali a ciclo unico). La retribuzione è in media di 1.770 euro mensili netti (1.453 euro per i magistrali biennali e 1.989 euro per i magistrali a ciclo unico).
Il 77,4% degli occupati ritiene la laurea conseguita molto efficace o efficace per il lavoro che sta svolgendo (il 56,9% tra i magistrali biennali e il 91,4% tra i magistrali a ciclo unico); inoltre, il 70,4% dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite durante il percorso di studi (52,8% tra i magistrali biennali e 82,2% tra i magistrali a ciclo unico).
A cinque anni
Il tasso di occupazione dei laureati di secondo livello del 2015, intervistati a cinque anni dal conseguimento del titolo, è pari al 93,7% (95,0% per i magistrali biennali e 92,4% per i magistrali a ciclo unico). Il tasso di disoccupazione è pari all’1,9% (2,2% per i magistrali biennali e 1,6% per i magistrali a ciclo unico).
Gli occupati assunti con contratto a tempo indeterminato sono il 58,7%, mentre gli occupati che svolgono un lavoro non standard sono il 15,5%. Svolge un lavoro autonomo il 22,8%. Tra i magistrali biennali tali percentuali sono, rispettivamente, pari a 72,1%, 17,8% e 7,8%; tra i magistrali a ciclo unico sono pari a 36,4%, 11,7% e 48,1%.
Il lavoro part-time coinvolge il 6,3% degli occupati (2,3% tra i magistrali biennali e 13,0% tra i magistrali a ciclo unico). Le retribuzioni arrivano in media a 1.775 euro mensili netti (1.753 per i magistrali biennali e 1.811 per i magistrali a ciclo unico). Il 65,4% degli occupati ritiene la laurea conseguita molto efficace o efficace per il lavoro svolto (è il 56,3% tra i magistrali biennali e l’80,5% tra i magistrali a ciclo unico); il 56,8% dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite all’università (46,5% tra i magistrali biennali e 74,0% tra i magistrali a ciclo unico).
Ma dove vanno a lavorare? Il 74,3% dei laureati è inserito nel settore privato, mentre il 23,3% nel pubblico. La restante quota lavora nel non-profit 2,4%. L’ambito dei servizi assorbe l’80,6%, mentre l’industria accoglie il 19,4% degli occupati; nulla la quota di chi lavora nel settore dell’agricoltura.
Consulta il Rapporto Almalaurea 2021 sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati (PDF):
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