Master di medicina di emergenza in montagna: a Bolzano la prima lezione sotto zero nel terraXcube
Dodici medici e infermieri di diverse regioni italiane, della Svizzera e di altri paesi Europei, nonché degli Stati Uniti, hanno sperimentato interventi di soccorso di pazienti ipotermici in condizioni di forte vento e temperature sotto lo zero. La parte pratica all’interno del terraXcube di Eurac Research di Bolzano ha aperto oggi, mercoeldì 11 maggio, il Master internazionale in medicina di emergenza in montagna. Organizzato dall’Università dell’Insubria, dall’Università di Milano-Bicocca e da Eurac Research, il master è un percorso formativo unico pensato per preparare il personale medico e infermieristico ad affrontare situazioni di pericolo ed emergenza sanitaria in ambienti montani o nel corso di eventi catastrofici, in ogni parte del mondo.
La stretta connessione tra parte teorica e pratica clinica rende il master un’occasione di formazione unica per il personale medico che in questi giorni ha avuto modo di sperimentare modelli di trattamento di pazienti ipotermici all’interno del terraXcube. Simulando condizioni estreme in modo sicuro, i partecipanti hanno potuto testare e ripetere manovre mediche in condizioni ambientali sfavorevoli, sviluppando nuove competenze su come operare al meglio.
«In questi giorni studenti e studentesse hanno raffinato le loro competenze e abilità in condizioni avverse, con temperature che arrivavano fino a -5 gradi. Formare professionisti in grado di intervenire in modo sempre più efficiente e di applicare i protocolli internazionali che ci collegano sia agli ospedali presenti in provincia, sia a quelli vicini – come Innsbruck o Treviso – ci permette di creare una rete ben coesa sul territorio e di offrire un servizio di eccellenza alla popolazione» afferma Giacomo Strapazzon, direttore dell’Istituto di emergenza in montagna di Eurac Research.
«Penso a fatti di cronaca recenti, come l’incidente delle persone cadute nel lago di Braies a Pasqua, ma anche a opportunità future, come le Olimpiadi invernali del 2026; in questi casi la formazione di un team preparato pronto a intervenire fa la differenza», aggiunge Hermann Brugger, fondatore dell’Istituto e co-direttore del master.
Oltre alle esercitazioni all’interno del terraXcube, il master prevede collaborazioni e training presso alcune delle più importanti organizzazioni del soccorso, sulle Alpi svizzere e francesi, in New Mexico e Arizona, in Alaska al campo base del monte Denali.
«Maestri della cultura della montagna, come il varesino Luigi Zanzi, come il grande Reynold Messner, ci hanno insegnato che il superamento dei propri limiti è un'avventura che ciascun uomo può e deve tentare con se stesso. E il limite è sempre un passo avanti a noi, un’avventura che ci sfida e ci attende. Questo Master in Medicina di Montagna vuole anche essere il contributo dell'Università degli studi dell'Insubria alla formazione di professionisti che non solo potranno sostenerne le esigenze sanitarie, ma che vogliamo contribuire alla consapevolezza di questa cultura», è l’augurio di Giulio Carcano, professore dell’Università dell’Insubria e direttore del master.
«Negli ultimi anni, anche a causa della pandemia, il turismo ha riscoperto la montagna. Sempre più persone si avvicinano all’ambiente alpino, a volte sottovalutando il proprio stato fisico e le patologie presenti. È importante che i medici che operano in aree montane abbiano una preparazione specifica che permetta di esaminare l’interazione tra le condizioni di salute del paziente e i problemi che possono sorgere in ambiente estremo. Questo percorso formativo offre un diploma riconosciuto a livello nazionale e internazionale», conclude Luigi Festi, coordinatore del master.
Il master è riconosciuto dalle maggiori società internazionali di medicina di montagna (UIAA Medcom, CISA - IKAR e ISMM - International Society Mountain Medicine).
(Nella fotografia, l’intervento del professor Giulio Carcano all’inaugurazione del master l’11 maggio a Bolzano)