La personalizzazione dei trattamenti in psichiatria: una ricerca condotta dal team di Camilla Callegari
La personalizzazione dei trattamenti in psichiatria è da tempo un obiettivo da perseguire, in particolar modo per quei pazienti che, soffrendo di un disturbo grave con tendenza alla cronicizzazione, assumono trattamenti psicofarmacologici per periodi prolungati. A tal proposito, nonostante le pubblicazioni in ambito della letteratura internazionale che affrontano il tema della personalizzazione dei trattamenti nei disturbi dell’umore mostrino risultati promettenti, i test farmacogenetici (Pgt) non sono ancora utilizzati come strumenti di routine nella pratica clinica.
Per cercare di capire quali siano i reali benefici dell’uso dei Pgt in termini di miglioramento dell’efficacia e della tollerabilità nell’ambito dei disturbi dello spettro affettivo, il gruppo di ricerca della Psichiatria Universitaria dell’Insubria è da tempo impegnato nella valutazione farmacogenetica del paziente al fine di impostare terapie personalizzate. Diversi sono stati gli articoli pubblicati anche in collaborazione con Jordi Espadaler e Miquel Tuson, ricercatori del gruppo spagnolo che si occupa, tra le altre cose, di genetica del disturbo bipolare.
Tali promettenti lavori si concentrano sui benefici dell’uso dei Pgt nel trattamento del disturbo bipolare, sui benefici in termini di costi come numero di accessi in Pronto Soccorso, al numero di ricoveri e alla durata delle ospedalizzazioni, e sulle motivazioni che dovrebbero spingere i clinici a migliorare la conoscenza del paziente attraverso l’analisi genetica.
A inizio marzo l’équipe insubrica, coordinata dalla professoressa Camilla Callegari, con i dottori Marta Ielmini e Ivano Caselli, PhD dell’Università dell’Insubria e psichiatri dell’Asst dei Sette Laghi, con la collaborazione di Michele Mattia, psichiatra del Canton Ticino e il coinvolgimento di uno specializzando e di un laureando della Facoltà di Medicina, ha pubblicato sulla rivista «Psychiatry Research» la prima revisione sistematica con meta-analisi sui benefici dei Pgt nei disturbi dell’umore. Il lavoro dal titolo «Efficacy and tolerability of therapies set under pharmacogenetic tools suggestions: a systematic review with meta-analysis about mood disorders», firmato da Marta Ielmini, Ivano Caselli, Flavio Critelli, Michele Mattia, Alessandro Bellini e Camilla Callegari, mette in evidenza come pazienti affetti da disturbo dell’umore, quali disturbo depressivo maggiore e disturbo bipolare, trattati sulla base dell’informazione farmacogenetica a confronto con pazienti trattati “as usual”, ovvero su base empirica, mostrino un netto miglioramento in termini di efficacia clinica per i pazienti affetti da disturbo depressivo maggiore. Risultati promettenti sono emersi anche per pazienti affetti da disturbo bipolare.
La prima parte della revisione offre altresì una panoramica dei vari test farmacogenetici utilizzati negli studi inclusi nella ricerca. Lo studio permette di valutare anche il profilo di tollerabilità delle terapie farmacologiche impostate, evidenziando come i pazienti trattati sotto l’egida del test farmacogenetico mostrino anche un significativo miglioramento di questo aspetto. Lo studio sembra confermare l’importanza che riveste il trattamento psicofarmacologico nella cura di queste patologie e come lo strumento farmacogenetico possa rivelarsi di utile impiego e di facile utilizzo nella pratica clinica.
(Nella fotografia, la professoressa Camilla Callegari con i dottori Marta Ielmini e Ivano Caselli)