Il XXV Aprile spiegato da Katia Visconti: la Resistenza contro il nazifascismo e il ruolo delle donne

21 Aprile 2023
25 aprile - donne partigiane

Il 25 aprile è la festa della Resistenza e della definitiva caduta del regime fascista. A Varese le celebrazioni del 78° anniversario della Liberazione dal nazifascismo si svolgeranno in piazza San Vittore alle ore 9.30 con sfilata per le vie cittadine e si concluderanno al Salone Estense, via Sacco 5, con la cerimonia finale.

Relatrice ufficiale dell’evento varesino sarà la professsoressa Katia Visconti presidentessa del Corso di laurea in Storia e storie del mondo contemporaneo dell’Università dell’Insubria.

La riflessione della nostra docente di Storia moderna sulla Resistenza toccherà due tematiche in particolare: «La risposta di un popolo di fronte alla invasione nazista del Paese e della costituzione della sedicente Repubblica Sociale fascista di Mussolini: un popolo che non si rassegna ad essere espulso dalla storia, come ha scritto Leo Valiani» e il ruolo delle donne partigiane.

Il concetto di Resistenza non è legato solo alla «lotta armata contro l’invasore – spiega Katia Visconti –. Resistere più in generale significa per prima cosa trovare la forza di dire NO senza avere necessariamente un’idea molto chiara di ciò a cui si aspira. E le partigiane lo fecero, spinte da diverse ragioni: il rifiuto delle ingiustizie, la solidarietà con i perseguitati, il desiderio di costruire una società pacificata fondata sui principi di libertà ed eguaglianza. Non solo. Entrare nella Resistenza comportava per le donne una scelta diversa da quella dei maschi e per certi aspetti ancor più significativa: per i ragazzi infatti si trattava di scegliere forzatamente l’arruolamento delle file della Repubblica sociale, l’occultamento nella renitenza alla leva o la militanza nella Resistenza».  

«Le donne, invece, erano libere dagli obblighi della leva e nel momento in cui sceglievano i rischi della Resistenza, lo facevano in modo libero e volontario. Non solo: si trattava di una scelta forte che si inseriva in una società familistica e sessuofobica: costumi antichi, ma ribaditi ed enfatizzate da vent’anni di pedagogia fascista, una pedagogia tutta centrata sulle virtù guerriere del maschio e sulla sottomessa vocazione “riproduttiva” delle donne. Eppure, nonostante tutto, le cifre ufficiali della partecipazione femminile alla Resistenza sono imponenti: 35mila combattenti, 20mila “patriote” (fiancheggiatrici delle formazioni armate), 70 mila affiliata ai Gruppi di difesa della donna, come già accennato. Le donne vittime della violenza nazifascista sono almeno 2.750, le deportate circa 3.000, le arrestate e torturate 4.500». 

«La Resistenza allora non fu una storia di uomini e donne, ma la storia di un popolo, una storia di tutti, insieme per costruire la nuova Italia della democrazia e della Pace: la Repubblica Italiana». 

Ultima modifica: Martedì, 11 Luglio, 2023 - 18:09