Il professor Emanuele Boscolo eletto presidente dell'Associazione italiana di diritto urbanistico
L’assemblea straordinaria dell’Associazione italiana di diritto urbanistico (Aidu), tenutasi a Roma il 1° dicembre, ha eletto il professor Emanuele Boscolo, ordinario di diritto amministrativo dell’Università degli Studi dell’Insubria, presidente per il prossimo triennio.
L’Aidu, sezione italiana dell’Association internationale du droit de l’urbanisme, riunisce a livello nazionale gli studiosi ed esperti del diritto urbanistico, provenienti dalle università e dal mondo delle professioni.
Il convegno ha rappresentato l’occasione per ricordare che la legge urbanistica (l. 1150/1942) ha ottant’anni e che sono falliti tutti i tentativi riformatori. Nel frattempo, la legislazione urbanistica si è differenziata su base regionale in carenza di un aggiornato catalogo di principi di fondo, come per esempio sostenibilità e inclusività, esprimibili necessariamente da una legge nazionale.
L’agenda delle tematiche territoriali nel frattempo è molto cambiata: secondo il professor Boscolo, oggi attraverso gli strumenti urbanistici non è più sufficiente garantire un ordine allo sviluppo insediativo, secondo lo schema razionalista novecentesco.
«La città deve ricostruirsi sul già costruito attraverso processi di rigenerazione – spiega il professor Boscolo – da incentivare e semplificare, attenti alle dimensioni ambientali e sociali. La disciplina dell’urbanistica deve riuscire a limitare il consumo di suolo, finalmente percepito quale matrice ambientale produttiva di servizi ecosistemi, e deve garantire la qualità del paesaggio diffuso (il “fondale” della vita delle comunità) e il recupero dei paesaggi degradati, secondo le previsioni della Convenzione Europea per il Paesaggio, andando oltre la sola tutela degli ambiti di esorbitante bellezza».
Boscolo sottolinea poi il ruolo del diritto urbanistico anche rispetto alla popolazione e ai servizi: «Nell’urbano, occorre riconoscere le differenze tra i quadranti attrattivi, le periferie (sulle quali concentrare risorse pro-coesive per superare la marginalizzazione degli abitanti) e le aree dello sfrangiamento che rischiano di recedere in condizione di degrado. La pandemia ha inoltre indicato come occorra ripensare i tagli abitativi e il metabolismo urbano in una logica di prossimità (è l’idea della “città in quindici minuti”, Parigi in testa, che deve garantire a tutti l’accessibilità ai servizi)».
Infine, una nota di attualità: «Vicende come quella di Ischia indicano poi come il territorio, esposto agli effetti dirompenti del cambiamento climatico, appaia sempre più vulnerabile, specie ove le trasformazioni, non precedute da piani e autorizzazioni, costituiscano il risultato di un sistematico e inaccettabile abusivismo».