I podcast di Casa Macchi, bene del Fai a Morazzone, realizzati con gli studenti di Storia e storie

20 Dicembre 2022
Fai Casa Macchi

Università dell’Insubria presente all’inaugurazione di Casa Macchi a Morazzone, in provincia di Varese, un bene del Fai, Fondo per l’Ambiente Italiano Ets, riaperto dopo quattro anni di restauri: una tipica dimora borghese di provincia, che si è conservata intatta per centocinquanta anni e che Maria Luisa Macchi, unica e ultima proprietaria, ha lasciato per testamento alla Fondazione nel 2015, con una generosa dote necessaria ai restauri e alla gestione, perché divenisse «un museo vivo che dia lustro a Morazzone».

Casa Macchi, infatti, chiusa per quasi cinquant’anni prima dell’arrivo del Fai e prima di allora comunque mai sostanzialmente modificata dalla fine dell’Ottocento, conserva uno spaccato straordinariamente integro e autentico della vita di una tipica famiglia borghese, signorile ma non ricca, dai costumi semplici e tradizionali, operosa nella professione e accurata nella gestione della casa: una famiglia come tante che hanno fatto l’Italia moderna, ma che nessuno racconta, perché non vi è nulla di straordinario nella sua vicenda, e perché appartiene a un passato ancora troppo recente, che tuttavia è già tramontato, con il rapido avvento della modernità che negli ultimi settant’anni ha rivoluzionato la vita, le abitudini e le case degli italiani.

Il visitatore può muoversi liberamente di stanza in stanza accompagnato da una serie di podcast gratuiti, realizzati dai professionisti del Fai che hanno curato i lavori e dagli studenti del Corso di Storia e storie del mondo contemporaneo (Dipartimento di Scienze teoriche e applicate) con cui la Fondazione ha stretto un accordo per la valorizzazione del luogo, finanziando anche due borse di studio per la ricerca: un progetto corale che mira a raccontare scene di vita a partire dagli oggetti stessi della casa per ricostruire l’atmosfera di un’epoca. Gli studenti, sotto la supervisione del professor Andrea Bellavita, hanno scritto e speakerato i testi, con la collaborazione di altri colleghi del Cut (Centro universitario teatrale), sperimentando un’esperienza reale e professionale di applicazione dello storytelling alla salvaguardia del patrimonio culturale.

Ultima modifica: Martedì, 11 Luglio, 2023 - 18:10