Presentato il progetto di studentato diffuso a Varese: i primi dettagli dell'Atelier(s) Alfonso Femia

Il 24 gennaio è stato presentato il piano di rigenerazione urbana del Comune di Varese per il quartiere di Biumo Inferiore, che comprende anche il progetto di uno studentato diffuso in collaborazione con l’Università dell’Insubria. Con un incontro pubblico in presenza e in diretta streaming, nell'Auditorium del Liceo Musicale, è stata avviata la prima fase di partecipazione rivolta a cittadini, associazioni e studenti.
A presentare il sindaco Davide Galimberti, gli assessori Andrea Civati e Cristina Buzzetti, l’architetto Alfonso Femia, il direttore generale dell'Università dell'Insubria Marco Cavallotti.
«Siamo di fronte a un traguardo, un progetto innovativo per la residenzialità con riuso di edificio esistenti, efficienza nell'uso degli spazi comuni, efficienza ed efficacia sull'ambiente – ha spiegato il dg Marco Cavallotti -. Il progetto consente il recupero del patrimonio storico culturale: la nostra Università ha scelto la qualità della formazione, utile per le richieste del territorio ma anche per quelle dal contesto internazionale. Formiamo studenti di qualità elevata e siamo tra le prime università per dati relativi all'occupazione e al reddito percepito. L'obiettivo è quello di portare a Varese studenti volenterosi e studenti stranieri. Crediamo in questa iniziativa».
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Di seguito proponiamo un intervento dal titolo «Rifunzionalizzazione del patrimonio immobiliare e riconnessione delle fasce urbane: un progetto di rigenerazione che parte dagli studentati», con qualche considerazione e dettaglio sull’importante progetto di social housing firmato direttamente dall’Atelier(s) Alfonso Femia, vincitore del concorso a procedura aperta e capogruppo del team che include Sertec engineering consulting, Rosaria Toma architetto, Irides Restauro e Conservazione.
Un intervento di trasformazione pensato sul principio della coesione sociale, della relazione intergenerazionale degli abitanti, della valorizzazione della memoria di quartiere attraverso il recupero del patrimonio storico esistente.
Nel piano di sviluppo proposto la rigenerazione del patrimonio storico esistente, il recupero dei numerosi edifici dismessi o sottoutilizzati; il ripensamento delle corti, con la valorizzazione di spazi aperti e condivisi. L’obiettivo è di trasformare spazi inaccessibili in luoghi fruibili che verranno animati in una dimensione collettiva di comunità.
Si tratta di un importante sviluppo urbanistico e culturale basato sul soddisfacimento progettuale di tre macro-esigenze: riqualificare energeticamente il sistema degli alloggi popolari, bilanciando la domanda di abitazioni con un’offerta adeguata; trasformare due edifici dismessi e in abbandono in studentati, reagendo all’incrementale richiesta generata dall’Università dell’Insubria; potenziare il sistema del verde pubblico e i servizi urbani di prossimità a supporto della popolazione del quartiere.
Con questo progetto abbiamo inteso lavorare sul contesto urbano, favorendo l’interazione di gruppi eterogenei di cittadini, per ottenere risultati di mutuo beneficio nel tempo, mitigando solitudine e isolamento. Responsabilità progettuale e generosità ispirano lo sviluppo del pensiero architettonico per Biumo.
Cuore del progetto il restauro e recupero della dimora storica Casa Frasconi ridestinata a studentato e dell’edificio di via Cairoli che verrà trasformato in una formula mista studentato e residenze private.
Attraverso lavori di riqualificazione energetica e recupero verranno aggiornati alloggi in 8 fabbricati pubblici in vie e civici diversi e nelle corti e negli spazi stradali di connessione. Nel quartiere di Biumo si estrinseca una nozione ampliata di architettura, orientata a soddisfare i bisogni sociali, input primo del processo progettuale.
Riconfigurando l’accessibilità dei basamenti degli edifici e creando collegamenti con le corti, lo spazio pubblico entrerà negli edifici, determinando una diversa percezione e usabilità del quartiere. Nella logica di sviluppo del macro-quartiere la densità sociale, edilizia e territoriale si declinarà in diverse intensità di rapporto funzionali e multigenerazionale.
Per questo il progetto discende da un’accurata analisi socio ambientale ed è studiato per essere flessibile all’evoluzione dello scenario sociale, per monitorare le reazioni e attivare risposte in un aggiustamento continuo. In sintesi, si connetterà e irrigarà il territorio intorno agli studentati e alle residenze. Il risultato sarà un paesaggio urbano riconoscibile, innovativo e soprattutto vivibile.
La concierge di quartiere sarà il luogo di riferimento fisico per i servizi di vicinato, accompagnandosi a servizi digitali diffusi per tutti i cittadini. L’idea nasce proprio per attribuire valore all’intensità delle relazioni, conciliando funzioni diverse - co working, spazi ludici, palestra, spazi condivisi nello studentato, servizi per gli anziani – attraverso il rafforzamento del concetto di comunità.
Il progetto intende agire non solo sugli spazi fisici, ma anche sui comportamenti umani e sull’ambiente, sugli stili di vita e sulla convivenza: verde aggregativo, comunità, co-working, corti-piazza e spazio pubblico saranno gli elementi identitari. Muri ciechi, stecche invalicabili, spazi aperti e vuoti, corti, carrugi lacustri verranno combinati, rivelando le connessioni possibili tra porzioni che sono attualmente estranee una all’altra.
Nelle intenzioni di Atelier(S) Alfonso Femia il progetto deve essere “parlante”: verranno sostituite le pavimentazioni in asfalto con nuovi suoli per definire punti di sosta e centralità. Il coinvolgimento di artisti è una possibile strategia per vestire le vie di nuovi colori e significati, con uno spirito coerente con l’anima creativa e raffinata della città. La nuova viabilità pedonale si inserisce all’interno del tessuto esistente, creando una trama che lega spazi pubblici e semi-pubblici. Wayfinding e interventi di illuminazione architettonica sulle vie storiche sono le altre componenti che c alla contribuiranno alla rigenerazione del quartiere