Nuovi algoritmi per prevenire il rischio cardiovascolare: tra gli autori Giovanni Veronesi
Sono stati pubblicati il 14 giugno sulla prestigiosa rivista European Heart Journal i risultati di una ricerca condotta con l’egida della European Society of Cardiology (ESC) che potranno aiutare a migliorare la predizione del rischio di malattie cardiovascolari, in particolar modo infarto e stroke, e quindi ridurne l’impatto nella popolazione.
La ricerca – coordinata dai Working Group SCORE2 e SCORE2-Older Person (OP) in collaborazione con la ESC Cardiovascular Risk Collaboration - ha analizzato i dati di più di 700,000 adulti e anziani partecipanti a numerosi studi epidemiologici di coorte, senza malattie cardiovascolari al momento del reclutamento, che nel corso del tempo hanno originato più di 30,000 eventi cardiovascolari.
A partire da questi dati i ricercatori hanno sviluppato e validato due nuovi modelli di predizione (SCORE2 e SCORE2-OP), adattati o meglio “ricalibrati” al livello di rischio – basso, intermedio, alto e molto alto – delle regioni Europee, per stimare il rischio cardiovascolare in maniera accurata nelle diverse popolazioni. Secondo il professor Emanuele Di Angelantonio dell’Università di Cambridge, uno dei senior authors degli articoli e co-Chair dell’ESC Cardiovascular Risk Collaboration «i nuovi algoritmi di predizione del rischio sono superiori ai loro predecessori in termini di accuratezza, generalizzabilità e validità, e potrebbero quindi avere un impatto sostanziale nel mondo reale, migliorando la prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari in tutta Europa». L’utilizzo dei modelli SCORE2 e SCORE2-OP nella pratica clinica sarà raccomandato nell’aggiornamento delle linee guida Europee sulla prevenzione cardiovascolare, di prossima pubblicazione.
C’è anche tanta Italia in questo sforzo collaborativo, con ben 9 coorti di popolazione coinvolte nelle fasi di derivazione o di validazione del modello SCORE2.«Questo non deve stupire – ha dichiarato il professor Giovanni Veronesi, del Centro Ricerche EPIMED (EPIdemiologia e MEDicina preventiva) dell’Università degli Studi dell’Insubria che ha partecipato al Working Group SCORE2 – perché il nostro Paese ha dato un contributo scientificamente rilevante sul tema, iniziato venti anni fa con l’esperienza del Progetto CUORE, e continuato attraverso il costante aggiornamento dei modelli di rischio per renderli più accurati in sotto-popolazioni specifiche, quali i più giovani, le basse classi socio-economiche, e la popolazione lavorativa. Tuttavia, mantenere nel tempo le coorti di popolazione necessarie per condurre questo tipo di studi sta diventando sempre più complesso, sia per i vincoli di risorse disponibili, sia per questioni legate all’accesso ai dati sanitari necessari per le attività di follow-up».
Co-autori del lavoro sono la professoressa Licia Iacoviello ed il professor Marco Ferrario, rispettivamente l’attuale ed il precedente direttore del Centro Ricerche EPIMED. «Questo testimonia ancora una volta l’elevato profilo internazionale degli afferenti al Centro e la loro caratura nell’ambito dell’epidemiologia delle malattie cardiovascolari. La predizione del rischio cardiovascolare è esercizio complesso in cui l’approccio multidisciplinare, che ben caratterizza il nostro Centro, fa la differenza», chiosa il professor Veronesi.