Conferenza ADULIS - Nuovi Dati Analisi Antropologiche Ricerche Archeologiche
L‘antico porto sul Mar Rosso di Adulis (Eritrea), dove il Centro Ricerche sul Deserto Orientale di Alfredo e Angelo Castiglioni ha avviato fin dal 2011 un importante progetto di cooperazione internazionale con l’Eritrea, ancora una volta sta rivelando importanti risultati scientifici e storici.
Quest’anno rilevanti novità sono emerse grazie alla partecipazione dell’Università degli Studi dell’Insubria di Varese, che si è unita all’équipe che già da anni opera nel sito e comprende il Ministero della Cultura e dello Sport dell’Eritrea, il Museo Nazionale di Asmara e quello Regionale di Massawa, l’Università Cattolica di Milano, il Politecnico di Milano, l’Università ’Orientale’ di Napoli, il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana del Vaticano.
Il Centro di Ricerca in osteoarcheologia e paleopatologia, in collaborazione con il CeRDO (Centro di Ricerche Deserto Orientale e con il Museo Castiglioni, organizzano una conferenza scientifica dal titolo “2019 Adulis. Ricerche archeologiche, analisi antropologiche, nuovi dati”, presso la Sala Seminari di Villa Toeplitz nella giornata del 7 giugno 2019, dalle 17:00 alle 18:30, a cui seguirà una visita guidata alla nuova mostra "Magie d'Africa" del Museo Castiglioni.
Tema della conferenza sarà la presentazione dei nuovi dati archeologici e antropologici della campagna 2019 svolta ad Adulis nei mesi di gennaio e febbraio 2019 a cui il nostro Centro ha partecipato attivamente nel recupero e nello studio dei resti osteologici umani.
Interverranno come relatori alla conferenza Angelo Castiglioni (direttore del Museo Castiglioni di Varese), Serena Massa (prof.ssa di Archeologia e Storia dell’Arte Greca e Romana presso l’Università Cattolica di Milano) e Omar Larentis (dottorando presso il centro di ricerche).
Gli scavi di Adulis stanno rivelando ogni anno sempre maggiori informazioni su questa straordinaria città del Corno d’Africa, sepolta da una violenta alluvione forse accompagnata anche da un terremoto. Questa ipotesi è indiziata dagli oggetti rinvenuti interi negli strati del terreno e dai tesoretti di monete occultati in vasi di terracotta, abbandonati in fretta dagli abitanti per sfuggire alla catastrofe, come avvenne per Pompei di fronte all’avanzata dei lapilli e delle ceneri dell’eruzione vesuviana.
Adulis, nota dalle fonti antiche come ad esempio Plinio il Vecchio, era probabilmente già stata raggiunta dalle spedizioni faraoniche nel II millennio a.C., che identificavano questa zona della costa meridionale del Mar Rosso con il nome di Terra Punt, nella quale ricercavano merci rare ed animali esotici. Li conosciamo dalle raffigurazioni scolpite sul monumento funerario della regina Hatshepsut (1513-1507 a.C. circa, XVIII dinastia faraonica).
Gli scavi stratigrafici, attualmente circoscritti agli strati che documentano le fasi più recenti del sito, che hanno portato alla scoperta di eccezionali testimonianze paleocristiane, rappresentate da tre basiliche risalenti al V-VI secolo, le più antiche del Corno d’Africa, potranno in futuro confermare, con il ritrovamento di reperti di origine egizia, che la zona di Adulis corrisponde effettivamente alla mitica Terra di Punt.
Per comunicare al più ampio pubblico i risultati della missione, verranno proiettati un breve documentario e immagini.